Poco importa sapere se è stato il famigerato Covid-19 a provocare la polmonite che ha messo fine all’esistenza di Lucia Bosè, scomparsa a 89 lo scorso 23 Marzo. Onori e gloria infatti resteranno imperituri negli anni a venire, lasciando alla mera cronaca del tempo la ragione della dipartita di una diva assurta a mito cinematografico già da tempo, al netto di una carriera che negli ultimi decenni non era certo paragonabile ai momenti più densi della sua carriera. Merito ovviamente della favola di una commessa diventata stella del cinema in un battito d’ali, passando per un’elezione a Miss Italia ad appena 16 anni.
La storia di Lucia Bosè icona del cinema italiano nasce a Milano quando la futura diva venne notata da Luchino Visconti: rispetto alle dive maggiorate dell’epoca, come Loren, Mangano, Lollobrigida, incarnazioni di una fecondità terrena e una prosperosità anelata nel Dopoguerra, Lucia Bosè ha rappresentato con la sua bellezza inquieta e nervosa il simbolo di una nascente borghesia all’alba del boom produttivo.
Lucia Bosè attrice: primo tempo
Sebbene nel notevole Non c’è pace tra gli ulivi di Francesco De Sanctis, suo esordio appena diciannovenne, interpretava una contadina, è nel coevo Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni, nella parte di un’adultera insoddisfatta, che il suo personaggio tipo acquista subito pregnanza scenica fissandosi nell’immaginario collettivo. Gli anni Cinquanta vedono Lucia Bosè lavorare alacremente, alternando ruoli impegnati e pellicole più leggere, scelta da autori quali Emmer, Soldati, Girolami, ancora De Santis in Roma ore 11.
Il matrimonio con Dominguin
Quando Antonioni la richiama per girare La signora senza camelie, storia di una ragazza qualsiasi che diventa diva del cinema, siamo già alla rappresentazione del proprio Mito. E come nel film di Antonioni, anche nella vita privata accade che Lucia Bosè diradi la sua presenza sugli schermi a seguito di un matrimonio: nel 1955 sposa infatti il torero Luis Miguel Dominguin, un rapporto appassionato e burrascoso dal quale avrà 3 figli, tra cui il cantante e attore Miguel Bosè, e numerosi tradimenti del marito, che sanciranno il divorzio nel 1968. Tredici anni senza praticamente girare nulla, eccetto Il testamento di Orfeo di Jean Cocteau.
Lucia Bosè attrice: secondo tempo
Tornata al cinema nell’anno chiave 1968, Lucia Bosè per un decennio consolida la sua fama di diva internazionale, lavorando con Fellini, Cavani, Bolognini, Taviani, ma anche Marguerite Duras e Jeanne Moreau, più una lunga serie di registi spagnoli, una Spagna divenuta oramai la sua patria. Ma in questi anni Bosè è anche presenza luminescente, oltraggiosa, mesmerizzante, di cult eccessivi e pellicole di genere survoltate come Arcana, Qualcosa striscia nel buio, Le vergini cavalcano la morte, l’incredibile La profonda luce dei sensi, una delle pellicole più rare e invisibili del cinema italiano settantesco.
Gli ultimi anni
Oramai diva assoluta che non ha più nulla da chiedere al cinema, ma tanto da offrire in termini di spontaneità e anticonformismo, come dimostrano tante interviste rilasciate negli ultimi anni, l’attrice che frequentò anche Picasso ed Hemingway, divenuta riconoscibile anche in età matura per la sua capigliatura blu elettrico come una regina punk, troverà ancora qualche ruolo interessante con Rosi, Ozpetek, Ponzi, Faenza, ma senza lasciare più la traccia di un tempo nelle nuove generazioni cinefile. Colpa non certo dell’eterna diva Lucia, ma di un cinema diventato troppo piccolo per contenere un’icona così grande.
I suoi film più belli
- Non c’è pace tra gli ulivi, di Giuseppe De Santis (1950)
- Cronaca di un amore , di Michelangelo Antonioni (1950)
- Le ragazze di Piazza di Spagna, di Luciano Emmer (1952)
- Roma ore 11,di Giuseppe De Santis (1953)
- La signora senza camelie, di Michelangelo Antonioni (1953)
- Gli sbandati, di Citto Maselli (1955)
- Gli amanti di domani, di Luis Bunuel (1956)
- Il testamento di Orfeo, di Jean Cocteau (1960)
- Fellini Satyricon, di Federico Fellini (1969)
- Metello, di Mauro Bolognini (1970)
- La controfigura, di Romolo Guerrieri (1971)
- Arcana, di Giulio Questi (1972)
- La profonda luce dei sensi, di Beni Montresor (1975)
- Il bambino della luna, di Agustì Villaronga (1989)
- Harem Suare, di Ferzan Ozpetek (1999)