Le 26 virtù di Carlo di Borbone

Le 26 virtù di Carlo, Re delle due Sicilie e infante di Spagna.

Iconologia, notizie storiche e autori

Le  statue delle allegorie  presenti sulle terrazze dell’ emiciclo vanvitelliano del foro carolingio (Piazza Dante) in  Napoli, raffigurano le 26 virtù di Carlo di Borbone.

Identificazione delle allegorie

Partendo da Port’Alba :

Emiciclo Sinistro :

1) La Fortezza. 2) L’ Agricoltura. 3) L’Astronomia. 4) La Prudenza. 5) La Sanità. 6) La Concordia. 7) La Vittoria. 8) La Sincerità. 9) La Felicità pubblica. 10) La Vigilanza. 11) La Filosofia. 12) La Musica. 13) La Matematica.

Emiciclo destro:

14) L’Architettura militare. 15) La Speranza. 16) Lo Studio. 17) Il Valore. 18) La Pace. 19) La Meditazione. 20) La Nobiltà. 21) Il Merito. 22) La Costanza. 23) La Verità. 24) Le Belle arti liberali. 25) L’Abbondanza. 26) Il Riparo dal tradimento.

Notizie storiche

Le figure allegoriche di queste statue non rappresentano solo le virtù nel senso classico.  Molte riflettono lo stile di vita del monarca, le sue politiche illuministiche, il suo desiderio di  promuovere la cultura e il benessere sociale dei suoi sudditi, il suo interesse per le arti e le scienze. Esse rappresentano un “unicum” di virtù, belle arti e qualità di buon governo. L’emiciclo fu commissionato dai Borbone al Vanvitelli per  far risaltare  la grandezza e la lungimiranza di questo sovrano illuminato, un re profondamente legato ai suoi sudditi e al suo regno, un sovrano che  avrebbe voluto e in parte c’è riuscito,  emancipare il suo popolo e la nazione napoletana. Certamente non fu solo un opera pubblica edificata per spirito di servizio, ma bensì un monumento per la gloria del re e della sua dinastia. Le sculture vennero poste  sulle terrazze dell’ emiciclo tra il luglio del 1763 e l’agosto del 1764.

Origine e autori delle opere

12 statue provengono da Massa Carrara dal mercante di marmi Antonio Del Medico .

Le altre 14 sono sono state scolpite in cooperativa dagli scultori napoletani: Francesco Pagano, Paolo Persico, Gaetano Salomone e Giuseppe Sammartino.

 Delle 14  opere degli artisti napoletani solo 8 sono di  certa attribuzione alla cooperativa napoletana in quanto esistono documenti scritti e sono:  (18) La Pace – (14) L’Architettura militare – (17) Il Valore – (11) La Filosofia – (20) La Nobiltà – (22) La Costanza (24) Le Belle arti liberali – (25) L’Abbondanza.

Delle 12 opere eseguite dagli scultori toscani  si non si conosce l’attribuzione. Si suppone che alcune potrebbero essere di Giovanni Baratta che operava a Napoli in quel periodo. Ipotesi smentita da Giuseppe Campori che afferma con assoluta certezza  che  le opere  furono realizzate a Carrara da scultori minori e commissionate dalla bottega di commercio di marmi  del conte Antonio Del Medico  situata nel Largo dello Spirito Santo.

Errate considerazioni

Per molto tempo si era creduto che le statue fossero per la maggior parte di  origine toscana, come aveva scritto Giovan Battista Chiarini  nel commentare il Celano nel “Notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli” ; su questa  supposizione errata tutti gli altri scrittori che si erano occupati successivamente della loro descrizione, fra cui  Nicolò  Carletti nella “Topografia universale della città di Napoli”, Michelangelo Schipa “Il Regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone”,  le Vicende della coltura nelle due Sicilie” di  Pietro Napoli Signorelli e l'”Osservatore  di Napoli” di Francesco Saverio Bruno riportarono  la stessa imprecisione .

Grazie ai puntuali studi di Eduardo Nappi negli archivi storici del Banco di Napoli,  si è potuto risalire  alla fine degli anni 60 e, con ulteriori ricerche negli anni 2011-13, ad  una più veritiera attribuzione delle opere. Ma si deve soprattutto agli instancabili studi della professoressa Iole Benoffi e del dirigente scolatico Vincenzo Raccioppi, memorie storiche  del convitto nazionale Vittorio Emanuele II  se si è potuto identificare con precisione  l’iconografia delle statue.

Opere attribuite  a Giuseppe Sammartino

Gennaro Borrelli nella sua opera “Il Sammartino scultore del presepe napoletano” attribuisce  al solo scalpello di Giuseppe Sammartino le tre  sculture rappresentanti : (16) Lo studio,  (19) La meditazione, (21) Il merito.

Per Teodoro Fittipaldi nella sua opera “La scultura napoletana del 700” quelle  del  Sammartino  sarebbero  quattro: (19)La Meditazione, (20)La Nobiltà,  (21)Il Merito, (22)La Costanza. A  nostro avviso  questa seconda ipotesi,  per la fattura e la finezza delle opere,  appare  maggiormente plausibile. Dai documenti risulta che per  ogni opera commissionata agli scultori  napoletani furono corrisposti duecento ducati. Le statue si affacciano tutte sull’ emiciclo della terrazza del convento delle monache di San Sebastiano creando un suggestivo effetto coreografico unico nell’ architettura del tempo. “Una turbe per gran parte femminile, gesticolante e muta” che domina la piazza e e trasmette tutta la grandezza  e le virtù del monarca illuminato. Le statue sono rifinite solo nella parte  anteriore, visibile dalla piazza. Il loro retro, visibile solo dalle terrazze delle monache di clausura, risulta grezzo  e solo abbozzato. Le monache domenicane dai tempi della regina Giovanna II (1400) abitarono per oltre quattro secoli  il  monastero di San Sebastiano. Nel 1807 furono “cacciate”  dai francesi. Da allora il  monastero fu prima trasformato   in  conservatorio musicale, poi nel 1820 fu la sede del  Parlamento. Dopo l’abolizione del parlamento fu assegnato ai gesuiti che dal 1826 lo trasformarono in liceo “del Salvatore” detto pure  “Collegio dei Nobili”. Con l’ unità dì Italia nel 1861 fu  requisito ai religiosi  ed è divenuto  il primo  liceo classico statale della città : il ” Vittorio Emanuele “.

Iconologia di ogni singola opera

Partendo da sinistra,   con le fronte rivolta alle statue, attigua a port’Alba incontriamo  :

1) La Fortezza:

Questa opera  di ispirazione  classica è rappresentata da una possente donna  vestita da guerriera con un elmo con cimiero;  nella mano  sinistra regge uno scettro simbolo del potere e della sovranità del re  mentre nella mano destra un globo sormontato dalla croce che   rappresenta  il sovrano che “domina sul mondo in virtù della sua fede nella croce . Questa  statua non è di certa attribuzione  ma per la mediocre e semplice la fattura   è attribuibile  al gruppo di statue carraresi fornite dal De Medici . Nonostante sia  una scultura di prevalente ispirazione   barocca  si  a  nota nell’ esecuzione la presenza delle nuove  influenze neoclassiche.

“La fortezza assicura, nelle difficoltà, la fermezza e la costanza nella ricerca del bene.”

La fortezza è la capacità di resistere alle avversità, di non scoraggiarsi dinanzi ai contrattempi, di perseverare nel cammino di perfezione, cioè di andare avanti ad ogni costo, senza lasciarsi vincere dalla pigrizia, dalla viltà, dalla paura. La fortezza si oppone alla pusillanimità che è il difetto di chi  non  si esprime nella pienezza delle proprie  potenzialità, facendosi cullare dalla pigrizia o accontentandosi di condurre un’esistenza vuota. La fortezza è una delle quattro Virtù Cardinali ( prudenza, giustizia, fortezza e temperanza ), e riunisce forza e coraggio. “Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare le prove e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa.”

2) L’Agricoltura

Anche essa  è di stile classico e rappresenta una giovane e riccioluta fanciulla che regge una cornucopia, simbolo di abbondanza, e una falce, auspicio di ottimi raccolti.  Il monarca illuminato incentivò molto l’agricoltura  che era fonte di ricchezza delle popolazioni locali. Privilegiò in modo particolare la coltivazioni di prodotti del territorio,  di alta qualità, e incentivò l’allevamento di bufale e cavalli. Le specialità campane specie le mozzarelle e i pomodori già da allora erano conosciuti e apprezzati in tutta Europa. I pastifici del regno  già  esportavano in tutta Europa. Il sovrano fece costruire molte masserie  con coloni specializzati  e allevatori dando lavoro e con prodotti di ottima  qualità. Fra le più avviate e importanti masserie che fungevano anche da  casini di caccia dei  siti reali  ricordiamo quella  di “Carditello” dove si producevano le migliori mozzarelle del regno e vi era uno dei migliori allevamenti di cavalli d’Europa.

3) L’ Astronomia

Un’ altra opera di  fattura classica. Questa scultura rappresenta una giovane donna avvolta in un ampio mantello che regge nella mano destra un compasso e nella sinistra un globo con i segni dello zodiaco, strumenti essenziali per lo studio dell’universo. Re Carlo incentiva molto lo studio e la cultura nel regno. Costruisce  il palazzo degli studi, l’attuale museo archeologico,  dove ubica l’ università e istituisce   nuove cattedre;  favorisce lo studio di numerose nuove e innovative  materie fra cui l’astronomia. Nello stesso palazzo, dopo la partenza di Carlo per la Spagna, il figlio Ferdinando IV  avrebbe voluto costruire un  osservatorio astronomico. I lavori  iniziarono nell’ala nord est dell’attuale museo archeologico nazionale. Si riesce anche a realizzare una innovativa e spettacolare  meridiana solare ( che possiamo ancora oggi ammirare nel salone dell’ Atlante)   ma la costruzione   delle successive opere è interrotta per la inidoneità dei  luoghi. Un vero e proprio osservatorio astronomico a livello europeo si edificherà  solo  durante regno murattiano  agli inizi dell’800 sulla collina di Capodimonte.

4) La Prudenza

E’ una delle quattro virtù cardinali, propria dell’anima razionale. E’ qui rappresentata da una figura femminile  con il braccio sinistro rivolto verso l’alto. Stringe tra il pollice e l’indice una  piccola freccia piatta come volesse indicare la via. La mano destra regge uno specchio di forma ovale, forse rappresenta la  capacità  di potersi  specchiare senza remore. Anche questa scultura è di dubbia attribuzione ma  è di  buona fattura e di stile classico. La prudenza  dispone la ragione pratica a discernere, in ogni circostanza, il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per attuarlo. Da un punto di vista strettamente biblico la prudenza evoca essenzialmente il dono della sapienza  cioè la capacità di vedere ogni cosa alla luce di Dio.  Si fa istruire da Lui circa le decisioni da prendere. Concretamente la prudenza consiste nel discernimento, cioè nella capacità di distinguere il vero dal falso e il bene dal male, smascherando attraverso questa stessa virtù le false verità (a volte difficilmente identificabili) approfondendo ciò che si vede. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali senza sbagliare. L’uomo prudente allora non è tanto l’indeciso, il cauto, il titubante, ma al contrario è uno che sa decidere con sano realismo, non si fa trascinare dai facili entusiasmi, non tentenna e non ha paura di osare e di andare contro una cultura lontana dalla legge di Dio.

Auriga virtutum

La prudenza in epoca classica  è considerata il  cocchiere delle virtù: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza.  L’uomo « accorto controlla i suoi passi » è  moderato e sobrio. E’ una virtù che «valuta ciò che è bene per l’uomo» . La prudenza è  ” la retta norma dell’azione” e non va confusa  con la timidezza o la paura. In conclusione la prudenza è il  saper agire rettamente.

5) La Sanità

Questa scultura di mediocre valore artistico è di certa attribuzione carrarese. Rappresenta una matura donna  con il braccio sinistro che regge una coppa  (La medicina) mentre col braccio destro tiene il bastone di Esculapio, una verga  nodosa su cui si avvolge un serpente (iconografia che ancora oggi è usata per i medici e farmacisti)scelto come simbolo per la sua difficoltà ad ammalarsi. Questa “virtù” è attribuita al sovrano per la sua attenzione alla salute dei suoi sudditi  infatti sotto il suo regno si finanziarono e si costruirono strutture sanitarie e di profilassi . Fra queste è doveroso ricordare  la deputazione marittima, un’ opera architettonica commissionata ad  Antonio Vaccaro. La struttura  è stata il primo presidio sanitario in un  porto italiano. Tutti i passeggeri che sbarcavano in città venivano controllati per evitare che  potessero portare il contagio di malattie infettive. La deputazione marittima è detta ” l’ Immacolatella” in quanto è  sormontata da una statua dell’ Immacolata. Oltre ad essere un opera di estrema utilità per la profilassi  è anche una pregevole opera di architettura civile barocca.

Altre grandi opere pubbliche volute dal sovrano

Carlo lasciò la direttiva a suo figlio  Ferdinando IV e al ministro Bernardo Tanucci  (dopo  l’abdicazione per il trono  di Spagna)  di incaricare Ferdinando Fuga  della costruzione di un cimitero per i poveri, fuori porta, fornito di 366 fosse comuni  (si pensò anche agli anni bisestili) da riempire  una al giorno. Il sovrano volle quest’opera per evitare fenomeni di infezione (molto comuni in quel tempo)dovuti alle sepolture nelle terre sante delle chiese della città. Avviò anche la costruzione del Real Albergo dei poveri che  è il  più grande edificio d’Europa (con la sua facciata di ben 400  metri) atto ad ospitare, curare e avviare al lavoro oltre 8000 persone.

6) La Concordia

La concordia è l’allegoria del buon governo. E’ rappresentata da una giovane figura con i capelli sciolti con un seno scoperto  e a piedi nudi  che regge una coppa  sul bordo della quale  vi sono degli uccelletti che beccano il cibo contenuto all’ interno. Alla destra della donna è raffigurato un gallo che rappresenta  “la vigilanza”. Gli uccelli mangiano con abbondanza e la donna sembra essere spensierata e felice come una fanciulla su un prato circondata da uccellini.  Il gallo dovrebbe raffigurare la vigilanza del sovrano affinché regnino concordia e abbondanza nel suo regno. Anche questa scultura sembra di fattura toscana, ma non esistono documenti certi a riguardo.

7) La Vittoria

La virtù è qui rappresentata da una donna dallo sguardo severo. Una donna decisa ma serena, col capo sormontato da un diadema. La sua mano sinistra è poggiata  su di un elmo con cimiero. La mano destra invece  regge una melagrana, il frutto che  rappresenta l’energia vitale. Secondo Giacomo  Ripa per conseguire la vittoria sono necessarie due cose: la concordia e la forza. La forza si esprime con un elmo che è atto a sopportare e subire i colpi. Quest ‘allegoria della vittoria è riferita a   Re Carlo  non tanto come vincitore di guerre  e di battaglie ma bensì come difensore del suo regno da attacchi esterni. La vittoria in questo caso si riferisce ai primi anni del  suo regno in cui ne consolidò l’autonomia e bloccò le  ingerenze straniere. La melagrana è tra i sette frutti indicati nel Deuteronomio come prodotti in abbondanza nella Terra Promessa. Rappresenta la terra donata da Dio, per questo fertile e ricca…”terra di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; terra di ulivi, di olio e di miele”. La melagrana  rappresenta anche l’unità  fra il  popolo perché i grani sono stretti fra loro.  Carlo è vincitore nel suo regno per l’ abbondanza derivante dalla fertilità delle terre e per l’ unità e il bene  del suo popolo . Il re quindi  è pronto a difendere con le armi la felicità e l’unità dei suoi sudditi.

8) La Sincerità

L’ allegoria della  sincerità è qui espressa  da una giovane figura femminile con un volto sereno. Anche questa opera è di ispirazione classica. La scultura presenta  il braccio destro piegato  che regge con delicatezza una colomba con le ali spiegate e pronte al volo. Il braccio sinistro sorregge il mantello e un cuore. Il cuore è il simbolo dell’ animo puro mostrato a tutti e la colomba è simbolo  dell’ integrità. La sincerità è l’opposto della falsità, dell’inganno o dell’imbroglio. E’ quindi  una  nobile virtù  da cui emergono tutta la purezza e  la limpidezza dell’animo del sovrano.

9) La Felicità pubblica

L’ allegoria è costituita da una figura femminile con in capo una corona di  alloro che regge col braccio sinistro un caduceo, appoggiandolo sulla spalla. Il braccio destro è rivolto verso il basso ed è  poggiato su di una cornucopia piena di frutti. Il caduceo è un bastone magico che permetteva al suo proprietario di passare in ogni luogo indisturbato. E’ un bastone alato con due serpenti attorcigliati intorno. Nella iconografia classica era il bastone di Mercurio, il messaggero degli dei che garantiva il passaggio ovunque. Il caduceo è  anche segno di pace e di sapienza.La cornucopia è il frutto del lavoro e segno di abbondanza  che ci permette di raggiungere la felicità. Il caduceo è  il simbolo di pace e prosperità, da non confondere con il bastone di Esculapio (con un serpente solo), simbolo della medicina. Quest’opera è grossolana, di non buona fattura e risulta anche notevolmente sproporzionata e tozza. Nella Grecia antica  Aristotele  aveva considerato la felicità come effetto dell’esercizio delle virtù pubbliche. Eudamonia  la chiamavano i greci, “ovvero condizione buona dello spirito, soddisfazione di svolgere correttamente, anzi onorevolmente e virtuosamente, il proprio ruolo sociale nella comunità”. Le comunità antiche erano comunità totalitarie, in cui il singolo era sempre asservito, in ogni sua azione, allo stato sociale a cui apparteneva. Aristotele riconosceva anche il ruolo del benessere privato nella sua eudamonia, ma non si sarebbe sognato di  elevarla a virtù pubblica.

10) La Vigilanza

La virtù della Vigilanza è rappresentata da una donna che regge una lucerna  nella mano sinistra e sullo stesso lato accanto vi è un cane con un atteggiamento  aggressivo con le orecchie basse. La bestia sembra quasi ringhiare. La lucerna garantisce la luce e il cane, fedele amico dell’ uomo, è un guardiano e un avvisatore di pericolo. Un buon re è sempre vigile per il benessere e la sicurezza dei suoi sudditi. La vigilanza è la virtù della fermezza , è la  capacità di restare fermi davanti a “quella porta” sempre e nonostante tutto; è la capacità di sostare  e vigilare nonostante il buio. Sulla sinistra della scultura è posta una  massiccia cancellata che divide una casa di proprietà del convento, affittata a privati, dalla terrazza delle monache di clausura di San Sebastiano.

11) La Filosofia o  sapienza

In questa scultura la Filosofia o la sapienza è raffigurata da  una  giovane donna dal volto sereno. Ha il piede sinistro poggiato su di un piccolo piedistallo e sulla sua gamba poggia, retto dalla mano sinistra, un libro le cui pagine sono rivolte all’ esterno  come lo si volesse far leggere all’osservatore. Con la mano destra protesa verso l’alto la giovane regge una specie di calice o una antica lampada, luce dell’intelletto, mentre il libro è la Bibbia, il libro dei libri. La filosofia è la regina di tutte le arti liberali  in quanto permette ai sovrani di governare con coscienza. Dai filosofi presocratici fino a Platone per sapienza si intendeva non solo il possesso di conoscenze razionali ma anche la connessa abilità tecnica nel mettere in opera quelle conoscenze ed assieme la virtù della prudenza nel distinguere il bene dal male e l’utile dal dannoso. Anche quest’ opera è di sicura attribuzione al consorzio di scultori napoletani.

12) La Musica

Questa figura femminile è coronata di alloro, di fattura classica,  in posa come se  volesse danzare a piedi nudi. Nella mano destra regge una tromba simile ad un antica tuba  mentre nella mano sinistra solleva in alto una specie di tamburello. Re Carlo era un amante della musica, non dimentichiamo che nel 1737 in soli due anni fece costruire il teatro San Carlo, uno dei più grandi teatri lirici  del mondo  e sicuramente fra i più belli . Il San Carlo è stato e sotto certi aspetti lo è ancora,  la culla della musica e del melodramma italiano. Su questo palco si sono esibiti i più prestigiosi musicisti e cantanti dell’ epoca. E’ stato la passerella di  quelli che furono i più prestigiosi musicisti e compositori di scuola napoletana  fra cui  Giovanni Paisiello, Nicola Jommelli, Nicolò Piccinni. E’ stato un faro di richiamo dei  più grandi geni della musica mondiale fra cui J.S. Bach, G.F. Hendel, F.J. Haydn e A.Mozart.

13) La Matematica

La matematica è una delle sette arti  liberali ed  in questa scultura è rappresentata da una figura femminile con un vistoso  collare di un ordine cavalleresco. Col braccio destro regge una coppa   mentre con la sinistra sostiene  un compasso. Ha il viso proteso verso l’alto come fosse assorta in contemplazione di  cose astratte. Nel  centro  del collare è rappresentato un  occhio  che  è simbolo della conoscenza. Il compasso indica la  conoscenza della geometria. Nell’ occhio e nel compasso si potrebbe  ravvisare una simbologia massonica  ma conoscendo l’alto sentimento religioso del sovrano è da escludere. Il re, seppur religioso, non favorì anzi contrastò i privilegi ecclesiastici tassando gli utili ed espropriando  beni della chiesa .  Pur essendo una scultura semplice è ben equilibrata ed è  di buona fattura. Sicuramente fa parte di quelle commissionate agli  artisti toscani in quanto esiste  la ricevuta di pagamento negli archivi  storici del Banco di Napoli.

14) L ‘Architettura militare

Anche quest allegoria è di sicura attribuzione al consorzio di scultori napoletani  come risulta  da una fede di credito del Banco di Napoli. Quest’ altra virtù è rappresentata da un’ imponente figura femminile di chiara impronta classica con il volto fiero e severo. La sua testa è cinta da una corona turrita, il braccio sinistro disteso lungo il corpo regge uno scudo ovale. Lo scudo e le torri sono evidenti riferimenti alla fortificazioni e alla opere di difesa del regno. Sotto il  governo di Carlo iniziarono le fortificazioni  e le opere di difesa di molte città: per la realizzazione di queste opere il re si avvalse  della collaborazione dei  più valenti architetti dell’ epoca fra cui  Ferdinando Fuga e  Luigi  Vanvitelli.

15) La Speranza

La scultura che rappresenta questa allegoria  è una donna con il seno sinistro  scoperto  e con lo sguardo rivolto al cielo. La mano sinistra tiene un cartiglio in parte svolto e  la mano destra invece è appoggiata su di un timone sulla cui parte superiore è rappresentato il volto di un uomo. La speranza insieme alla fede e alla carità fa parte delle tre virtù teologali. La presenza  di una delle tre virtù teologali  fra quelle di re Carlo fa presupporre che il suo regno  sia  protetto da Dio. Anche quest’ opera è di chiara ispirazione classica.

16) Lo Studio

E’ una delle poche figure maschili rappresentate nelle statue  esposte sull’ emiciclo. Essendo di ottima fattura,  secondo lo studioso  Borrelli  è attribuibile al Sammartino. La scultura rappresenta  un giovane con una gamba appoggiata su di una pietra,  sulla  coscia il giovane poggia un libro tenuto con entrambe le mani. E’ una figura  tutta assorta nella lettura. Secondo Cesare Ripa nel suo trattato delle iconografie lo studio è stato  sempre rappresentato con un giovane. I giovani sono gli unici a potersi applicare con impegno per superare le fatiche dello studio. Già abbiamo accennato come re Carlo  tenesse agli  studi  finanziando e costituendo  scuole e università. Egli incentivò  la cultura classica finanziando gli scavi di Pompei ed Ercolano e la conservazione  della storia della civiltà classica e romana.

17) Il Valore

Attribuita  al Sammartino solo dal  Borrelli per l’eleganza e  la raffinatezza della sua finitura, l’ opera è di sicura attribuzione al consorzio di scultori napoletani. Anche questa virtù, come lo studio, è una delle poche impersonata da una giovane figura maschile,  a corpo nudo, solo con un mantello  attorcigliato lungo i fianchi. La sua mano destra è rivolta verso l’alto  e regge uno scettro,  simbolo dell’autorità regale,  ed una corona d’alloro.  L’alloro è un sempreverde  che simboleggia   la fama e la gloria imperitura attribuibili al sovrano. Il braccio sinistro è poggiato su di un fianco con  un gesto  interpretato come  volontà di autoaffermazione. Questa postura ricorda  quelle delle matrone popolari durante qualche litigio o discussione in cui si vuol affermare la propria superiorità con forza  e autorevolezza. Sempre  sul lato sinistro si può ammirare una pelle di leone che copre una clava . Questa chiaramente  è una simbologia riferita  alla forza e al valore di  Ercole.

18) La Pace

E’raffigurata in  questa scultura una giovane, elegante donna  che, a  piedi nudi e con passo fermo ed elegante, è nell’atto di seminare. Sparge il seme con la mano destra  e con la mano sinistra regge una coppa a forma di  piccola  cornucopia piena di spighe. Il suo capo è cinto da un diadema. E’ un’ opera che ritrae bene il movimento di questa figura.  La pace di solito è espressa con la cornucopia che è simbolo del raccolto e dell’ abbondanza che si creano in tempo di pace. La donna coronata di oro rappresenta la monarchia che semina grano e ricchezza nei periodi di pace. Per questo  è intesa anche  come allegoria della speranza delle fatiche  che producono frutti  nei periodi di pace. Con la venuta di Carlo di Borbone la città  ritrova la sua  identità di capitale ma anche quel fervore di opere  e quelle certezze economiche che procurano benessere  per tutti  grazie ad un governo che garantisce la pace. Carlo avvia grandi opere di urbanizzazione della città e favorisce commercio e scambi costruendo tra l’altro  i ” granili ” . Anche in quest’ opera si riconosce l’ ispirazione classica.

19) La Meditazione

Anche  questa è una  figura  femminile con il volto sereno ed il seno destro scoperto. Il corpo è  appoggiato su un tronco tagliato all’ altezza del braccio destro che a sua volte sorregge il proprio capo, intento e assorto nella lettura di un voluminoso libro;  è un opera di pregevole fattura napoletana per cui sia il Borrelli che il Fittipaldi l’ attribuiscono al solo scalpello di  Giuseppe Sammartino “per l’impronta personalissima del suo stile e le notevoli qualità formali”.

20) La Nobiltà

La Nobiltà è qui espressa con una  figura di una giovane donna con  un lungo abito (presso i romani solo alle donne nobili era consentito portare una veste lunga). Si ha l’impressione che la statua sia in movimento  con un incedere elegante. Con la mano sinistra sorregge il lembo del suo mantello e con la sinistra impugna uno scettro. Anche questa elegante e suggestiva scultura è opera del  consorzio di scultori napoletani  ed è stata  attribuita al Sammartino  solo dal Fittipaldi.

21) Il Merito

Il merito è una  delle virtù, attribuita al Sammartino  solo dal  Fittipaldi. E’ una scultura particolare essendo posta nell’ angolo fra la parte curva dell’ emiciclo e la parte frontale. E’ fruibile e ben visibile da  entrambi i lati. Rappresenta un giovanotto dal volto sereno e con in testa una  corona di alloro. Indossa una corazza e un mantello, la mano destra è appoggiata su di uno scudo. Porta come calzari i coturni. Secondo il Ripa: “Il Merito è la disposizione mercè del quale l’ uomo fa azioni degne di onore e di gloria”.  Il Vanvitelli, che ha progettato  l’emiciclo e commissionato e scelto le statue che  dovevano ornalo, aveva una precisa concezione del Merito, che ritroviamo anche  in alcuni stucchi della reggia di Caserta. Doveva essere raffigurato come un guerriero coronato d’alloro con l’arma rinfoderata e un libro “Il merito si doveva esprimere nel servire il re o nelle cose civili o in quelle militari…” E’ una statua di ottima fattura e ben rifinita.

22) La Costanza

Solo il  Fittipaldi attribuisce quest’ opera al Sammartino;  è l’ultima dell’emiciclo circolare destro prima  che inizi  l’ultima parte della costruzione.Trovandosi  sull’apice di un angolo e ben visibile da entrambi i lati.  La costanza è la virtù con la quale tutte le cose danno il loro frutto. La costanza è l’esercizio continuo di una virtù. E’ la successione ininterrotta di opere buone. E’ la convinzione profonda della verità e la indefettibile volontà di bene. La costanza si esprime nelle opere,  si fonda e costruisce nell’essere. La costanza di qualsiasi virtù ha le sue origini nella vita divina, che è principio e fonte di ogni opera buona. Questa scultura è caratterizzata  da una piacente fanciulla appoggiata ad una colonna su cui arde  una fiamma su cui ella pone la mano destra, aperta e sospesa a mezza altezza “una mano graziosa quasi infantile”. La costanza è una delle virtù minori. La colonna indica la sua fermezza e la fiamma ardente rappresenta la determinazione e la pazienza .

23) La Verità

La figura allegorica è rappresentata  da una leggiadra fanciulla,  coperta solo  da un sottile velo di cui si può notare “la trasparenza“. Il suo  seno sinistro  è scoperto. Il braccio sinistro è posto in alto e regge una specie di disco solare “antropomorfo”; con l’altra mano con grazia solleva un lembo della  leggiadra veste.  Il piede sinistro è sollevato e posto su di una sfera . Il sole indica la luce, caratteristica peculiare della verità. La luce  ci mostra ciò che è ; il buio lo  nasconde. La sfera sotto i piedi della giovane rappresenta la tera. Per questa ragione  la Verità  è superiore a tutte le altre cose del mondo. Anche quest’opera è una  scultura molto elegante e suggestiva, di ispirazione classica.

24) Le Belle arti liberali

Le belle arti liberali è una delle  sculture  di  sicura attribuzione al consorzio di scultori napoletani.

Rappresenta  l’ arte della pittura e  della scultura  che Carlo, grande mecenate, ha sempre favorito e finanziato. E’ doveroso  ricordare la preziosissima collezione Farnese che il sovrano ha donato  alla città prima dell’ abdicazione per il trono di Spagna e le numerose collezioni  provenienti dagli scavi di Ercolano. La Virtù è  rappresenta da un’  imponente figura femminile di ispirazione classica. La mano destra è rivolta verso l’alto e  sorregge uno scalpello e un pennello.  Nella  mano sinistra si scorge  un bastone conficcato nel terreno su cui si avvolge  uno stelo di pianta. Questa allegoria  con questi  strumenti indica  l’abilità degli artisti  nel riprodurre la natura esprimendola a volte  meglio di quello che appare.

25) L’Abbondanza

Dalla prudenza viene la pace e dalla pace viene l’abbondanza. Anche questa scultura è di sicura attribuzione al consorzio di scultori napoletani. L’opera  rappresenta   una giovane figura femminile con un lungo abito di velo. Il capo è cinto da una corona di fiori con grosse corolle. Il braccio destro sorregge un fascio di spighe di grano capovolto mentre il sinistro, rivolto verso  l’alto, sorregge un fascio di fiori simili a quelli che cingono la corona. La figura allegorica del buon governo spesso è  presente nell’ iconografia settecentesca  insieme alle allegorie del buon governo  e della pace.

26) Il Riparo  dal tradimento

Opera rappresentata da una figura maschile con una barba riccia, con il volto fiero e severo. Il braccio destro è disteso lungo il corpo con la mano aperta con il palmo verso il corpo. Il braccio sinistro è piegato al gomito e  trattiene un uccello dal collo lungo e dal becco sottile, sicuramente una cicogna; con la  mano  sostiene un ramoscello di platano. La cicogna è il nemico naturale della civetta, uccello infido e subdolo,(non per nulla è visto come uccello del cattivo augurio). La civetta non ama nidificare sulle piante di platano anzi lo evita. Platano e cicogna sono i migliori antagonisti di questo uccello quindi sono i migliori guardiani dalle  insidie della civetta. Anche qui si sono volute evidenziare le doti personali del sovrano che con la sua politica e il buon governo aveva messo il regno al sicuro da insidie e  tradimenti.

Fonti Bibliografiche :

Da” Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II –  Napoli oltre il bicentenario: La memoria dell’ Istituzione  a cura di Vincenzo Raccioppi  Ed.2007: Le 26 virtù di Carlo  di Borbone ” Mimi  di  pietra su di un palcoscenico regale di Iole Benoffi

Da quaderni dell’ archivio storico del  banco di Napoli ed 2011-13: Il Foro Carolino  nuovi documenti , Eduardo Nappi.

 Icononologia overo descrittione d’ immagini delle virtù  di Cesare Ripa

Foto di Antonio Colecchia

Il contenuto  di questo articolo o parte di esso  può  essere utilizzato e diffuso da altre testate o siti internet solo specificandone la fonte e inserendo lo specifico  link di riferimento di questa pagina.