“In casa regnava un’atmosfera cupa e per questo da bambino preferivo la strada. Tale cupezza era dovuta in primo luogo alla presenza ossessiva della Torah che influiva sull’umore di tutti noi”. Israel Joshua Singer (1893-1944) descrive così i suoi primi anni di vita a Bilgoraj, nel distretto di Lublino, Polonia, nel libro La pecora nera (Adelphi), un volume che affascina e coinvolge il lettore sin dalle prime pagine.

Israel Joshua Singer, fratello maggiore di Isaac Bashevis Singer, Premio Nobel per la letteratura nel 1978, aveva iniziato a scrivere il libro con l’intenzione di farne il primo volume della sua autobiografia. Purtroppo la morte gli impedì di portare a termine il suo progetto e La pecora nera uscì postumo nel 1946. Nelle sue pagine l’autore ripercorre la quotidianità della sua infanzia e della sua adolescenza con uno stile sempre in bilico tra rigorosa memoria e deliziosa ironia.
Storie da un villaggio polacco
Il ritratto che l’autore fa di alcuni personaggi (come il suo primo maestro) e dell’atmosfera che regnava nel villaggio dove nacque permettono al lettore di immedesimarsi nell’autore, seguirlo nelle sue peripezie tra l’obbligo di studiare e la grande voglia di vivere la natura: “Io sfogliavo i libri di morale che parlavano solo della vanità del mondo e li detestavo con tutto il cuore. Anelavo al gioco, alla libertà dei campi, al sole, al vento, all’acqua e alla compagnia di altri bambini”.

Gli apici della scrittura di Israel Joshua Singer, noto per quel capolavoro che è La famiglia Karnowski, sono sicuramente le descrizioni fisiche e psicologiche delle diverse persone che ha incontrato nei suoi primi anni di vita, negli anni della formazione: un periodo che Singer ricorda alternando all’ironia (quasi feroce in alcuni momenti) momenti quasi di nostalgia per un mondo che comunque è andato perduto e che non tornerà più. Un mondo popolato da veri e propri personaggi, come Fradl che “era la vergogna della famiglia […] una poco di buono che parlava la lingua dei gentili, portava un cappello da uomo e stivaletti di vernice. Per me l’esotica Fradl era un’apparizione fantastica proveniente da un mondo sconosciuto e incantato”.
Grazie alla sua capacità di raccontare la propria vita con una sorta di grandangolo, Singer fornisce anche uno spaccato sociale molto interessante: il racconto delle sue giornate, infatti, è anche la fotografia della società nella quale è cresciuto, un mondo fatto di regole e prescrizioni, ruoli ben determinati che devono essere rispettati. Un mondo che va stretto a Israel che diventa ben presto “la pecora nera di Bilgoraj”. Leggere La pecora nera significa quindi tuffarsi nella vita di uno dei più grandi autori del ‘900, ripercorrendone i primi anni di vita e immergendosi in un mondo ricco di coinvolgente ironia.