C’era una volta il Virus. Ma c’era una volta anche il punk inteso non solo come mero genere musicale. Punk era molto di più, era tutto. Era un modo di vivere, di pensare, di agire. Fuori dalle regole, fuori dagli schemi e contro di essi, la scena punk/hardcore degli anni ’80 trovò il suo spazio a Milano, “all’interno di una casa occupata e a uno spazio autogestito che nel 1982 matura anche un nome: Virus”.

Raccontare la storia del Virus significa ripercorrere anni di sogni, lotte, concerti, idee e scontri e il lavoro fatto da Marco Teatro e Giacomo Spazio con il volume Virus. Il punk è rumore 1982-1989 (Goodfellas Edizioni) è proprio questo: un lungo e corposo viaggio nella storia del Virus, il suo collettivo, la scena che nacque attorno ad esso e che contaminò tutta Italia. Un viaggio le cui tappe sono raccontate da “tutto il materiale pubblico che è stato possibile recuperare, prodotto dalle numerosissime persone che hanno partecipato a questa firma collettiva, con tempi e modalità differenti, negli anni dal 1981 al 1989, anno in cui cessa definitivamente la sua esperienza”.
Il punk è rumore, ma non solo
Come recita il titolo del volume, il punk è rumore, ma non inteso come mera cacofonia musicale (anche se certi sottogeneri possono avere punti di contatto con il deliberato rumore), ma come atteggiamento che produce rumore, fracasso, si fa sentire dalla gente e la disturba con il suo modo di approcciarsi alla vita. Un rumore che significa vitalità, voglia di fare, di agire e soprattutto di non subire. Nelle pagine di questo splendido libro emerge quindi la grande voglia di agire di chi visse gli anni del Virus. Una voglia, quasi un necessità se si pensa alla Milano (e non solo) di quegli anni, preda del post anni ’70. E dell’emergere del sempre più marcato individualismo finalizzato all’accumulo di denaro e di giovani dipinti come yuppie in marcia verso un posto di potere “accontentandosi, il più delle volte, anche solo di un giubbotto imbottito, un taglio giusto di capelli o un panino a tre piani strabordante di ketchup”.

Ma dietro quell’immagine stereotipata c’era un’altra realtà fatta di ragazzi e ragazze diversi da tutti e che volevano qualcos’altro, qualcosa che rompesse l’ipocrisia sociale e i cliché stantii. Un qualcosa che partiva dal prendersi gli spazi necessari per la propria libertà di espressione, occupandoli e autogestendoli fuori dagli schemi precostituiti. Luoghi dove la musica diventava espressione non solo delle proprie pulsioni vitali, ma anche un mezzo per combattere una società alla deriva. Memorabili i concerti contro l’eroina, contro gli sgomberi di spazi occupati, contro la violenza sessuale ai quali parteciparono i nomi più importanti del punk/hardcore italiano come, tra i tanti, Wretched, Fall Out e Negazione. Virus. Il punk è rumore 1982-1989 è un volume che racconta un periodo particolare della storia italiana e lo racconta dal punto di vista di chi scelse una strada diversa, una via alternativa e che diede tutto perché quel sogno potesse diventare realtà e crescere.