Giornata della Memoria: origini dell’ideologia nazista tra degenerazionismo e Aktion T4

In occasione della Giornata della Memoria, vogliamo riportare alla luce una pagina spesso dimenticata della storia e della società del tempo che fa riferimento all’eugenetica, alla biopolitica e alla selezione della razza che furono la base ideologica dello sterminio degli ebrei ma anche di uomini e donne “degenerati”.

Le pratiche di eugenetica, e soprattutto la riflessione sulla potenziale dannosità degli esseri “degenerati” (malati mentali, deformi, criminali, razze “degenerate”), costituiscono in effetti i prodomi di una riflessione prima scientifica e poi strumentalmente politica, della persecuzione degli Ebrei, ma non solo. È infatti una riflessione che serpeggia nella società occidentale ben al di là dei confini della Germania nazista e ben prima di Hitler stesso. Anche se fu con il “grande dittatore” che venne messa compiutamente in atto come operazione di eliminazione dell’essere potenzialmente degenerato con il progetto Aktion T4 e come ci racconta Marco Paolini nello spettacolo Ausmerzen di qualche anno fa, girato nell’Ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano.

E chissà se Paolini ha poi avuto modo di leggere un preziosissimo saggio del professore Mauro Simonazzi, pubblicato successivamente – nel 2013 -, intitolato il Degenerazionismo. Psichiatria, eugenetica e biopolitica.  Qui si ricostruisce il quadro storico, sociale e culturale che ha dato origine al concetto di degenerazione già nel Settecento con l’Histoire naturelle di Buffon e la Science de l’homme degli Idéologues, che si tramuta nell’Ottocento, classicamente catalogato come il secolo positivista, in teoria psichiatrica con A. B. Morel, nelle teorie criminologiche di C. Lombroso, nella concretezza delle politiche di sterilizzazione forzata dei degenerati praticate negli Stati Uniti.

Il concetto di degenerazione. Razzismo e suprematismo

In sostanza il concetto di degenerazione, mutuato dai naturalisti settecenteschi, fa riferimento al principio secondo il quale una specie che muta e si ibrida, degenera e si indebolisce: così alla metà dell’Ottocento A. de Gobineau sostenne che l’incrocio delle razze umane era pericoloso per la sopravvivenza dell’umanità, A. B. Morel che le malattie mentali sono ereditarie e progressive, mentre il primo intervento di vasectomia forzata venne eseguito nel 1897 a Chicago (mentre alcuni lombrosiani americani proponevano le camere a gas come soluzione per l’eliminazione dei criminali e degli “imbecilli”).

Cambia in questa ottica anche il rapporto tra potere e individuo, dato che questi uomini e donne avrebbero la colpa di “essere” quello che sono agli occhi di una società che da essi deve perciò allontanarsi e che è pertanto è legittimata ideologicamente ad eliminarli o emarginalizzarli. Questo perverso meccanismo mentale si innesta anche nella Shoah: ricordo limpidamente la frase pronunciata di frequente da Liliana Segre negli incontri commemorativi con i ragazzi, in cui sottolinea proprio questa “colpa di essere nati”.

Le idee razziste e suprematiste che troveranno piena attuazione nel nazismo erano già ben radicate negli Stati Uniti, tanto che le teorie criminologiche del nostro Cesare Lombroso – secondo le quali, in sintesi, si nasce criminali e si ha una “faccia da criminale” – vennero subito accolte proprio perché già alla metà dell’Ottocento il crimine era ritenuto una malattia di base biologica. Del resto le politiche di immigrazione messe in atto nel paese anche nei confronti di tanti nostri emigranti era chiara: occorreva avere requisiti fisici, mentali ed economici per poter diventare americani. Le politiche di sterilizzazione forzata a fini eugenetici furono praticate come visto per prima dagli U.S.A., seguiti poi nell’ordine tra gli anni Venti e Trenta del ʾ900 da Svizzera, Danimarca, Germania, Svezia, Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Islanda.

A dire il vero da un punto di vista numerico l’Europa, e in particolare la Germania, fu tristemente più solerte nel mettere in atto tale pratica: 60.000 mila gli americani sterilizzati contro i 300.000 della Germania solo tra il 1934 e il 1939. In quest’ottica si inserisce il Programma di Eutanasia Aktion T4 che ci racconta Paolini nel suo spettacolo del 2011, e che prevedeva l’eliminazione dei neonati e dei bambini fino a 4 anni considerati degenerati (100.000 bambini uccisi solo tra il 1939 e 1941).

La Giornata della Memoria

Per quel che riguarda lo specifico di questo focus che pubblichiamo in occasione di una giornata sempre più significativa come quella dedicata alle vittime della Shoah, è importante ribadire ciò che questo saggio dimostra: l’idea di degenerazione ha rappresentato il punto d’unione tra medicina, biologia e politica in un determinato contesto storico in cui la figura del degenerato ha catalizzato tutte le paure relative alla malattia e alla regressione dell’essere umano, radicandosi nel pensiero occidentale, già orientato alla medicina della società più che dell’individuo, come evenienza da escludere.

Il citato saggio di M. Simonazzi è una vera miniera di informazioni e ogni pagina colma di dati, riflessioni e vicende per cui occorrerebbe un’analisi meticolosa e precisa per ogni paragrafo. Ne consigliamo la lettura a tutti coloro che, anche semplicemente da curiosi, sono interessati a capire di più di questi concetti e delle origini di tante ideologie che non nascono un bel giorno all’improvviso ma si sedimentano e contaminano il pensiero dell’uomo nel corso del tempo. Se a questo aggiungiamo la carica penetrante delle parole e dei gesti Paolini, riusciremo ad avere una percezione chiara di ciò che voleva significare “essere indegni di vivere”.

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