
FEFF Udine – Ormai ci siamo, il Far East Film Festival ha dato i suoi verdetti consegnando il Gelso d’Oro 2019 al film hongkonkese “Still Human” con Anthony Wong, applauditissimo sul palco del Teatro Nuovo da una platea festante.
Anche questa volta, il Far East Film Festival, come ogni anno, ci ha consegnato bellissimi momenti di condivisione tra amici, una manciata di grandi film, ottimi prodotti a pioggia e momenti estremamente pittoreschi come la folle, eccentrica, premiazione di Chloe Maayan, protagonita del nuovo film di Fruit Chan “Three Husbands”, che in un succinto tubino bianco, su altissime zeppe e mascherata, ha persino intonato un’improbabile miagolio travestito da omaggio all’opera cinese. Magia del Feff!

In questi giorni abbiamo assistito alla consegna del Gelso d’Oro alla carriera per la bellissima e intensa protagonista cinese Yao Chen e per l’icona hongkongese Anthony Wong, imprescindibili e riconoscibilissimi tratti per ogni spettatore FEFF.
Ecco l’ultima carrellata sui film visti e, di seguito, le mie preferenze:
• The Last Witness (Lee Doo-yong, SK, restauro): un poliziesco melodrammatico che si intreccia alla storia di un Paese e alle vicende personali dei suoi abitanti. Un avvincente mix di tradimenti, ingiustizie, rivelazioni con personaggi pieni di chiaro-scuri. Un inizio da manuale del cinema. Il passato ritorna ed è peggio di Equitalia. 8+
• Passing Summer (Cho Sung-kyu, SK, rassegna indipendente): un film di carta velina. Senza grinta, senza corpo. 4
• Lost Found (Lue Yue, China): dramma un po’ troppo “tirato” per rimanere all’interno dei binari di una sceneggiatura strutturata e inamidata dai buoni sentimenti. Servito da due ottime attrici, si lascia seguire comunque con partecipazione. 5/6
• A First Farewell (Lina Wang, China, fuori concorso – info screening): un piccolo capolavoro di grazia e bellezza. La regista ha un occhio cinematografico di prim’ordine e crea dei fotogrammi folgoranti. Un film grande nella sua piccolezza, sfavillante per gli occhi e toccante per il cuore. Un gioiello per chi ama la natura, il cinema e l’osservazione socio-culturale. Sull’esempio dei maestri del cinema, la Wang crea un miracolo assecondata da protagonisti stupefacenti per intensità e naturalezza. Di prossima distribuzione nelle sale italiane: fidatevi, recuperatelo! 8 ½
• YI DAI YI LU – One Belt One Road (Pio D’Emilia, Italia, evento doc): un documentario molto interessante e ben realizzato che illumina sulle attuali potenzialità socio-economiche della Cina, all’alba della nuova “via della seta” by train. Tra molti dubbi e ancor più fatti, osserviamo un mondo ben più veloce di quanto ci sembri e molto più attivo di quello che ci appaia nelle nostre piccole quotidianità. Per riflettere.
• Dare to Stop Us (Shiraishi Kazuya, J): che dire? Dopo il magnifico “The Devil’s Path”, presentato in un recente FEFF, questo regista conferma una sensibilità eccellente, creando scene dal tocco lieve e fluidissimo. Per questo motivo il film per due terzi è un delizioso omaggio cinefilo; alla fine perde un po’ di coesione, ma rimane comunque un dolcissimo retrogusto di una bella avventura cinematografica. 7/8
• Still Human (Oliver Chan, HK): turgido drammone che sfrutta le corde del dolore e della rinascita in maniera facile, stereotipata e retorica. All’inizio Wong sembra aver innestato il cambio automatico, ma pian piano la sua prova acquista spessore. La storia, però, è un facile compitino con colpetti di scena forzatamente ad hoc. Comunque godibilino. 5/6
• Fly Me to the Saitama (Takeuchi Hideki, J): un film folle, ma solo apparentemente sconclusionato. Presentato come “oltraggiosamente pop”, è una coloratissima e trascinante fiaba ricca di citazioni distorte e ribaltamenti, dal gusto estremamente kitsch eppure dal fascino irresistibile. Ottimamente realizzato, buon ritmo, è un gioco parodistico che coglie completamente nel segno. 8
• Black Hair (Lee Man-hee, SK): tra melodramma e gangster movie, pesantemente sbilanciato, è un’altra ottima occasione per godere del prezioso occhio registico di Lee Man-hee. Atmosfere noir, amore fatale e un destino già scritto dalle regole d’onore. Alcune pagine molto alte, colorate da una bellissima fotografia. 7+
• Extreme Job (Lee Byoung-heon, SK): una squadra di poliziotti, degna di scuola di polizia, si ritrova a gestire un ristorante sotto copertura. È solo l’inizio di un vortice di equivoci, simpatia e risate che conquista tutti. Diretto e recitato benissimo, è un ottimo 3° posto del pubblico! 8
I miei preferiti (in concorso):
1) Only the Cat Knows (J)
2) Default (SK)
3) Lying to Mom (J) / Fly me to the Saitama (J) / Extreme Job (SK)
I premi:
- Still Human, HK
- Dying to survive, China
- Extreme Job, SK
Miglior opera prima: Melancholic, China
Black Dragon Award: Still Human
Comunque sia, #FEFFUPYOURLIFE 4EVER!