Intervista a Giovanni Ricciardi, un 'patacontaminatore semiotico e inventore di servomeccanismi'
Antonio Colecchia - 18.06.2007
Tags: giovanni ricciardi intervista giovanni ricciardi intervista
"Patacontaminatore semiotico e inventore di servomeccanismi..." é la mia nomina patafisica avuta dall'istituto patafisico partenopeo lo scorso maggio in occasione del primo raduno patafisico partenopeo. Un grande festival tenuto sul Vesuvio...
Giovanni Ricciardi:
Pittore, nato a Castellammare di Stabia (Na) nel 1977. Dal 2003 vive e lavora a Milano. Inizia la sua attività espositiva a Napoli dal 1995, sono gli anni
in cui frequenta l'accademia di Belle Arti, luogo di incontro/scontro di idee, progetti,
concretizzati in un momento di grosso fermento e sperimentazione artistica. Espone
successivamente in sedi istituzionali di rilievo in Italia e all'estero tra cui:
Napoli (Museo Nazionale, Museo Pietrarsa, Convitto Nazionale), Milano (Fondazione
Stelline), Roma (Palazzo delle Esposizioni), Iraq, Baghdad (Accademia irachena),
Giappone (Museum of Modern Art di Saitama).
Nel 1998 è invitato da Alik Cavaliere
ad esporre alla Fondazione Stelline di Milano. Viene in contatto con Emilio Tadini, Baj, incontra cosi tutti quelli che sono gli ultimi maestri
di un ineguagliabile periodo artistico e intellettuale italiano. A Baghdad nel 2002
presso l'università Irachena delle belle arti, lancia il primo atto del suo progetto
"Steady Link Project", un insieme di performances e istallazioni tuttora in sviluppo.
La sua prima personale arriva nel 2003 “L'inganno dei Sensi” alla galleria Ma di Napoli. Già dal 2001 si accosta alla Patafisica, partecipando a Patafluens (Casalmaggiore),
incontro internazionale di Patafisica, a quel tempo ancora sotto l'alta direzione
di Enrico Baj. Viene in contatto con il Collége de Pataphisique
di Parigi, dove si reca costantemente. Nel 2007 gli viene conferita la nomina di
Patafisico dal Rettore dell'Istitutum Pataphysicum Partenopeo di Napoli, Mario Persico.
Nel suo percorso artistico a distanza di poco tempo si nota un notevole cambiamento
di stili, impostazioni pittoriche, una continua ricerca di forme ed espressioni
nuove... Ma non crede che ormai il secolo scorso abbia espresso tutto la sua potenzialità
e che gli artisti contemporanei ormai attingano a piene mani da quelle fonti e fondamentalmente
non dicono e non esprimano niente di veramente nuovo?
Sono sicuro che per le necessità del tempo, siano state espresse tutte le potenzialità da parte di artisti e
intellettuali vissuti come dice lei "nel secolo scorso". Per questo nuovo millennio carico di nuove istanze globalizzate i discorsi saranno
differenti. Non amo fare distinzioni
di "secolo", quanto pensare alle distinzioni
sulle necessità e i contesti epocali degli artisti. Sicuramente gli artisti, gli
operatori culturali hanno una eredità da valutare e superare. Credo che il cammino
dell'arte non sia fine a se stesso come spesso sento dichiarare, ma che viaggi di
pari passo con l'evoluzione delle idee e delle possibilità che man mano si fanno
sempre più ampie. Come artista che "ancora" dipinge e muove materia rimango
catturato dai nuovi media tecnologici a disposizione, così come tanti rimasero catturati
negli anni '50 dal vero e proprio "medium" della tela stesa sul pavimento scoperto/inventato
da Jackson Pollock, dove l'artista poteva "immergersi" ed avere un senso "dell'esserci"
più completo, o dopo il taglio di Lucio Fontana che apriva non un taglio solamente
sullo spazio ma sulla dimensione spazio-tempo.
Oggi l'esperimento artistico-mediatico più interessante a disposizione rimane l'applicazione
virtuale tesa ad assorbire sempre di più i sensi e il grosso dilemma spazio/tempo.
Il suo ricercare, anche con manifestazioni artistiche che esulano
dal lavoro pittorico, mi riferisco alle sue performace-installazioni, e dopo il
suo trasferimento a Milano anche con le sculture, sono il segno che la pittura non le basta più o
è una sottile operazione commerciale per aumentare la sua offerta artistica e porsi con più prodotti nel variegato mercato dell'arte?
Credo sia proprio nel passaggio tra i mezzi la risposta contemporanea, nel verificare
le cose e i contenuti in ambiti diversi. Tanti artisti sentono la necessità
di volare dalla pittura all'istallazione, dalla fotografia alle applicazioni virtuali.
La cosa che si trascura troppo spesso è proprio il contenuto di un messaggio, di
un percorso che anche se appartentemente sfugge all'occhio mantiene sempre una matrice
sotterranea alle produzioni. Io personalmente, sto verificando da anni il vuoto,
l'assenza e il contrasto di me stesso al mondo. Ho iniziato ultimamente a scrivere
un piccolo testo teatrale patafisico, un altro canale di sperimentazione sulla ricerca che sto percorrendo. Il riscontro economico dell'arte è indubbiamente interessante
e indispensabile alle produzioni, in troppi casi trovo che le quotazioni aumentino
troppo e troppo velocemente.
Lei ultimamente è stato insignito del titolo di Patafisico... Non crede che questa "corrente" scimmiotti un po' le avanguardie,
futuriste, dadaiste o l'arte di Jean Tinguely?
"Patacontaminatore semiotico e inventore di servomeccanismi..." é la mia nomina
patafisica avuta dall'istituto patafisico partenopeo lo scorso maggio in occasione
del primo raduno patafisico partenopeo. Un grande festival tenuto sul Vesuvio presso
Fiume di Pietra e curato da Paola Acampa, sulla grande "scienza delle soluzioni
immaginarie possibili" che sin dalla fine dell'800 con il suo creatore Alfred Jarry
fa decervellare i migliori accademici mondiali per la sua insita inconsistenza.
Alla manifestazione era presente il Trascendente Satrapo Thieri Foulc del Collège
de Pataphisique di Parigi. Sullo scimmiottamento della patafisica sulle avanguardie
direi che, incoscienti del fatto, i più grandi patafisici della storia siano stati
ancor prima: Bosch, Goya, Leonardo.
Oggi compie 30 anni... Come definirebbe con tre aggettivi il suo lavoro passato?
Necessario, ingombrante, passato.
Dove va Giovanni Ricciardi?
...A Tokyo. A luglio espongo al Museo di arte moderna di Saitama.
Quali sono i suoi progetti imminenti?
Questa grande mostra collettiva voluta dal curatore Yokozawa Yoshitaka arriva in un momento per me importante in quanto la mia ricerca artistica, che per
anni ha visto tante direzioni espressive diverse, finalmente trova stabilità in
questa serie ultima che ho chiamato "Bit".
Quali quelli futuri?
Comprare una fazenda in Brasile e via...
Immagini
Foto da 1 a 10: L'ultima produzione artistica di Ricciardi
Foto da 11 a 14: Giovanni Ricciardi nel suo studio milanese (foto di Nathalie Tufenkjian)
Foto da 15 a 17: Patafisici e oggetti patafisici
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